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martedì 20 maggio 2008

La torta della nonna dell'IKEA


Di recente siamo stati all'IKEA. Dopo l'estenuante giro, di solito ci accasciamo al bar e mangiamo il tipico gelato delle macchinette. Quel giorno era esaurito e ho dovuto ripiegare sulla torta della nonna, quella con la crema e i pinoli. Era così buona che ho dovuto per forza ricopiarla in occasione dell'arrivo dal Messico del nostro bambino primogenito, che ha molto apprezzato.
CREMA PASTICCERA
1 litro di latte (far bollire con buccia di limone)
6 tuorli d'uovo
180 gr. zucchero
100 gr. fecola di patate
vaniglina
Sbattere i tuorli con lo zucchero, aggiungere la fecola e poi il latte bollente e la vaniglina. Far cuocere a fuoco bassissimo girando sempre finchè bolle. Far bollire un paio di minuti e poi lasciare freddare. Utilissimo il mio famoso Saucier Moulinex che gira e cuoce tutto da solo! Ne ho comprati altri 3 sempre su Ebay per le mie amiche!
PINOLI 100 gr.
PASTA FROLLA
300 gr. farina
150 gr. burro
150 gr zucchero (120 se si preferisce meno dolce)
1 uovo intero e 2 tuorli
1 pizzico sale
1 bustina lievito per dolci
buccia di limone grattugiata
Impastare il tutto. Rimane molto morbida, se non si riesce a stenderla col matterello, usare le mani, almeno per rivestire lo stampo. Per il coperchio, se si appiccica al tavolo, provate a stenderla su un pezzo di carta forno. Ungere uno stampo a cerniera e rivestire fondo e lati con la pasta frolla (non deve essere troppo fina e lasciarne abbastanza per il coperchio). Cospargere il fondo di pinoli, ricoprire con uno SPESSO stato di crema, vedi foto. Il trucco è che la crema deve essere tanta! Cospargere con altri pinoli e ricoprire con la pasta avanzata. Sigillare bene i bordi e ritagliare la pasta in eccesso. Cospargere la superficie del dolce con zucchero di canna e il resto dei pinoli e cuocere in forno preriscaldato a 180° per circa 3/4 d'ora, finchè è bello dorato.
VARIANTE: sostituire i pinoli con amarene sciroppate (non l'ho ancora provata ma deve essere buonissima!)

mercoledì 9 aprile 2008

Les verrines

Sono stata finalmente a Parigi, dove non avevo mai messo piede e dove spero di tornare quanto prima. Purtroppo girando Parigi si ha la netta percezione della distanza abissale che separa Roma da una grande capitale europea. Pur non essendo neppure lontanamente paragonabile a Roma per quantità e qualità di monumenti, chiese e opere d'arte, a Parigi ti colpisce la grandeur delle architetture e delle prospettive, la sontuosità dei musei, l'audace mix di antico e moderno, lo splendore dei parchi, con le platebandes di fiori primaverili che nessuno si azzarda a toccare, le strade lavate tutti i giorni, l'assenza degli orridi cassonetti, i marciapiedi senza buche e senza sporcizie di cani, le pochissime macchine parcheggiate e in circolazione, gli splendidi palazzi senza ombra di graffiti (perfino le facoltà universitarie sono perfette!), l'eleganza delle vetrine, in particolare dei fiorai, la super efficienza della metropolitana, l'educazione degli studenti di tutte le età in visita ai musei. Perchè qui invece è tutto all'insegna del permissivismo, della cialtroneria, del pressapochismo, della sciatteria? Si pensa forse che il fatto di possedere un patrimonio artistico unico al mondo, quasi eccessivo, ci esenti dal tenere la città pulita, ordinata ed efficiente, tanto i turisti vengono lo stesso?
Dopo questa tirade parliamo della cucina francese: priva della nostra onnipresente pasta, è molto più creativa e varia e permette di apprezzare finalmente i piatti forti di carne o pesce, che arrivano dopo una leggera entrée e non dopo una scofanata di carboidrati! Ho trovato veramente caro il vino, mentre i vari bistrots e brasseries sono più o meno equivalenti ai prezzi (esosi) delle nostre pizzerie.
Tornata a Roma ho sperimentato questa piccola entrée:
VERRINE A L'AVOCADO ET AUX CREVETTES
Per 4 persone:
1/2 chilo gamberetti freschi
1 avocado
1 dl panna
2 limoni
olio, sale, pepe, prezzemolo, erba cipollina
Sgusciare le code dei gamberetti tenendo da parte tutti gli scarti. Preparare un court-bouillon con teste e scarti dei gamberetti, alloro, sedano, carota, cipolla, prezzemolo, grani di pepe, sale, un po' di aceto, 1 bicchiere di vino bianco e un po' d'acqua. Far bollire una mezz'ora, poi filtrare e rimettere su il brodino. Quando riprende a bollire tuffateci le code dei gamberi e lasciatecele 1 minuto scarso. Scolare e condire con una vinaigrette fatta con olio di oliva, limone, prezzemolo e erba cipollina tritati, sale e pepe. Sbucciare l'avocado, togliere il nocciolo e frullare la polpa con sale, pepe, succo di 1 limone, prezzemolo e panna. Suddividere il composto nei bicchieri trasparenti, metterci sopra i gamberetti, decorare con prezzemolo e erba cipollina et voilà votre entrée!

martedì 25 marzo 2008

TIMBALLO DI TAGLIATELLE



Tempo da lupi quest'anno a Pasqua: bufere di vento, neve e pioggia hanno imperversato per tutte le vacanze. Volevo organizzare un picnic di Pasquetta con tanto di tovaglie sull'erba e formiche d'ordinanza e ci siamo ritrovati invece tappati in casa con riscaldamento a manetta e camini accesi. Stammattina invece, partendo dalle Marche per tornare a Roma, un sole magnifico splendeva sulla campagna scintillante di pioggia. Cosa ho cucinato a Pasqua? Due ricette dell'intramontabile Talismano della felicità di Ada Boni: il timballo di tagliatelle e la pastiera napoletana, che vedete nella foto sopra. Completava il menu il classico coscio d'agnello, marinato una notte e poi cotto (poco) al forno, carciofi e patatine. A tavola un trionfo di conigli, di ceramica e di cioccolato: finalmente la LINDT ha prodotti i coniglietti anche di cioccolata fondente, una svolta epocale!



Per 8 persone:

500 gr. tagliatelle all'uovo secche non troppo fine

4 uove intere

2 bicchieri di latte

100 gr. burro

120 gr. parmigiano grattato

100 gr. groviera o fontina grattata

Sbattere insieme le uova intere, il latte, il burro fuso e il parmigiano. Cuocere le tagliatelle in abbondante acqua salata. Scolarle MOLTO al dente e condirle con il composto preparato. Ungere uno stampo ad anello e cospargerlo di pan grattato. In alternativa usare uno stampo in silicone che non vi darà problemi al momento di sformare il timballo. Mettere la pasta nello stampo a strati e mettere su ogni strato la groviera grattata. Terminare con tutto il condimento che rimane in fondo al recipiente dove è stata condita la pasta. Infornare per mezz'ora, sformare e servire con una salsa di pomodoro leggera passata o con un sugo di carne.


SUGO DI CARNE (secondo Allan Bay)

La ricetta prevede carne non macinata (sarebbe troppo semplice!), bensì tagliata fine fine a coltello, soffritta, cosparsa di vino bianco senz'alcool (cioè bollito per pochi minuti). A parte si prepara un soffritto di cipolla-sedano-carota e odori vari, che va cotto a lungo e poi frullato. Si unisce alla carne e si cuoce per mezz'ora, aggiungendo brodo di carne se fosse troppo denso.


Ecco infine le mie macchine da guerra: il Kenwood gigante è arrivato da poco, comprato su Ebay ad ottimo prezzo. E' utilissimo per preparare due o tre dosi dello stesso impasto, così da poter surgelare sempre qualcosa. Ho anche comprato l'accessorio gelatiera, che si mette in freezer ad accumulare freddo e poi in 20 minuti fa 1 chilo di gelato. L'altro robot, dotato di tremila accessori, fra cui un comodissimo passaverdure, è un Bosch.

martedì 11 marzo 2008

Cinghiale biologico


Sabato ho finalmente cucinato un cosciotto di cinghiale, dono del cacciatore benemerito che l'aveva fatto fuori. La simpatica bestiola, insieme ad una folta truppa di amici e parenti, si era installata nel nostro campo di mais, procedendo sistematicamente a mangiarselo quasi tutto! A quanto pare i recinti elettrificati danno una scossa bestiale agli umani che li toccano per accertarsi che funzionino, mentre i cinghiali li passano en souplesse, li ho visti con i miei occhi! Comunque la dieta biologica di mais e uva (come dessert si mangiano l'uva della vigna) ha reso la carne del cinghiale veramente buona! Ecco la ricetta che ho usato.


Due giorni prima, tirare fuori il cinghiale dal freezer e metterlo a marinare in una marinata preparata con:

1 bottiglia di vino rosso
1 bicchiere di aceto
3 cucchiai di olio di oliva
2 cipolle
1 porro
2 carote
2 coste di sedano
2 foglie di alloro
gambi di prezzemolo
2 chiodi di garofano
pepe in grani
ginepro
timo

Mettere tutto in una casseruola e far bollire per 15 minuti. Mettere il cinghiale in un recipiente dove stia giusto, e coprirlo con la marinata fredda. Passare il tutto in frigo e lasciarcelo per 2 giorni, girandolo ogni tanto. Trascorso questo tempo, tirar fuori la carne, asciugarla, metterla in un recipiente antiaderente pesante con coperchio e soffriggerla in olio di oliva da tutti i lati. Salare, pepare, versare metà della marinata e delle verdure, tappare bene (eventualmente, se il coperchio non fosse della misura giusta, con fogli di alluminio) e cuocere a fuoco lentissimo per circa 4 ore, girando ogni tanto. Nel frattempo mettere in una pentola il resto della marinata, allungarla con 2 bicchieri di brodo di carne e farla bollire per un'ora. Quando il cosciotto è pronto, unire alla marinata cotta il sugo e gli odori della carne e passare il tutto al passaverdure. Se la salsa fosse troppo densa, allungarla con altro brodo, se troppo liquida, restringerla con un roux fatto con 30 gr. di burro fuso e 1 cucchiaio colmo di farina, fatti cuocere qualche minuto e poi diluiti con la salsa. Servire con polenta.

martedì 4 marzo 2008

Fiori di primavera


Primo mariage della season 2008. Tempesta di vento a 1000 all'ora, ma per il resto tutto bene. Abbiamo lavorato come negretti e messo fiori primaverili OVUNQUE! Qui sopra, rami di prugno fiorito e cestini di piccoli narcisi gialli, le uniche cose che abbiamo potuto trovare in giardino, il resto tutto comprato.

Queste erano palle di rose e margherite messe su alzate altissime, un miracolo che non si siano rotte.

Ecco gli anemoni che però purtroppo per la maggior parte si sono ostinatamente rifiutati di aprirsi (anche messi davanti al camino acceso!). Qui sotto tulipani e fresie rosa.
Per gli sposi un semicerchio di fresie e rose bianche.


Per i centrotavola, margherite, rose, fresie e ginestrina bianca.
Il prossimo weekend sarà no flowers-only cooking: dobbiamo cucinare un cosciotto di cinghiale (uno dei maledetti che si sono pappati metà del nostro granturco!), che langue nel freezer dal giorno dell'apertura della caccia. Per cui toccherà fare un party a base di cinghiale e polenta, una cena très légère, come direbbe la nostra guru Bea (adesso da sposata la sua autorità è ulteriormente cresciuta!).

martedì 26 febbraio 2008

La tatin di indivia belga

Avete presente l'indivia belga, quella bianchiccia stretta e lunga, vagamente ectoplasma? Quella che il mio coniuge come la vede strepita orrificato "Ma è AMARA!" Beh, grazie a questa ricetta del Cavoletto di Bruxelles non solo l'ha mangiata, ma l'ha pure ripresa!
Per 6/8 persone
8 indivie
pasta brisée o sfoglia se preferite
150 gr. formaggio tipo Emmental oppure Brie
50 gr. burro, 1 cucchiaio di zucchero
Sciogliere il burro in un tegame antiaderente basso e largo (me ne sono appena comprato una bellissimo e pure economico al LIDL, uno dei miei negozi preferiti dopo l'IKEA). Aggiungere un cucchiaio di zucchero e le indivie lavate e tagliate a metà (o a quarti se sono molto grandi). Salare e pepare e cuocere finchè sono morbide e un po' caramellate. Ungere abbondantemente di burro una teglia bassa antiaderente, spolverizzare con poco zucchero e piazzarci le indivie in bell'ordine a raggiera con la punta al centro e la parte tagliata sotto. Metterci sopra il formaggio a dadini e coprire con la pasta brisée (io veramente l'ho fatta con un resto di pasta phillo aperta una settimana prima e per metà totalmente fossile, e non era male). Cuocere a 200° per circa mezz'ora o finchè la pasta è bella dorata. Sfornare, rigirare e servire subito. Probabilmente per renderla un po' meno indiviosa si potrebbe alternare alla belga un'altra verdura che si presti all'agrodolce, ad esempio carote tagliate per lungo con la mandolina o magari cipolline o rape bianche che ho scoperto essere buonissime e che nessuno cucina mai, nè si trovano al supermarket, chissà perchè?

lunedì 25 febbraio 2008

Primavera?


Giornata splendida quella di domenica per cui niente cucina, ma fuori in giardino a scoprire le prime piccole staffette della primavera. Ecco qui sopra gli iris nani, Iris damfordiae Harmony. Qui invece dei deliziosi piccoli tromboni gialli e arancio, Narcissus February Gold.Qui invece, ai piedi di un alberello di bosso, abbiamo un intruso viola in mezzo ai crochi bianchi Crocus Vernus Mont Blanc.
Al termine della passeggiata, ci siamo pure fotografati (per miracolo siamo riusciti ad azionare l'autoscatto!), ed eccoci qui:Nel prossimo post metterò una ricettina sperimentata durante il weekend.

mercoledì 20 febbraio 2008

Polpettine al limone

La dose è abbondante, perchè queste polpette si surgelano benissimo, per cui tanto vale abbondare e trovarsi poi un pasto pronto per il coniuge. Non so i vostri, ma il mio ha la faccia tosta di dire che io non cucino mai per cui ogni sera rischia la morte per inedia!

1 kg carne macinata
3 etti di pane secco ammollato nel latte
2 uova
80 gr. parmigiano grattato
prezzemolo, timo, erba cipollina
2 limoni
burro, olio, farina
vino bianco senz'alcool

Ammollate il pane nel latte. Frullate le erbette. Mettete nel frullatore con il gancio o con la lama carne, pane, parmigiano, uova, erbe, sale e pepe. Aggiungere la buccia grattata dei 2 limoni. Se volete fare un investimento (il prezzo è esorbitante) compratevi la grattugia Microplane, io l'ho regalata a Bea e pare sia una bomba per la scorza degli agrumi. Aggiungete anche il succo dei due limoni, mescolate bene il tutto, formate delle palline (piccole) e infarinatele. In una padella non aderente bella larga sciogliete burro e olio e fatevi cuocere le polpette rigirandole con cautela quando si sono colorite da un lato. Far bollire per 2 minuti un bicchiere di vino bianco per togliere l'alcool. Questo è un altro dei diktat di Allan Bay: non bisogna mettere il vino così com'è perchè dà un gusto acido/amaro. Bisogna farlo bollire così l'alcool evapora. Aggiungere il vino nelle polpette e anche 1 bicchiere di brodo e finire di cuocere per pochi minuti.

martedì 19 febbraio 2008

La marmite

Questa ricetta è tratta dalla mia nuova bibbia culinaria: i due geniali libri di Allan Bay "Cuochi si diventa" e "Cuochi si diventa 2" (ed. Feltrinelli).
Si tratta di un nuovo modo di presentare il bollito, anche quello avanzato, che magare i vostri familiari snobberebbero. Il mio coniuge, ad esempio, DETESTA gli avanzi e quando a colazione è solo, piuttosto l'ovetto o il panino ma l'avanzo MAI!

Per 10 persone:
Bollito di manzo 2 chili
1 gallina
3 porri
1/2 chilo di carote
1/2 chilo di rape
1/2 verza oppure
1/2 chilo cavolini di Bruxelles
1/2 chilo di patate
Odori vari: cipolla, sedano, carota, alloro, prezzemolo ecc.

Il giorno prima mettere a bollire il manzo con 2 cipolle in cui avrete infilato 2 chiodi di garofano, sedano, carote, il verde dei porri, gambi di prezzemolo, foglie di alloro, grani di pepe, timo, sale. Dopo 1 ora e mezzo unire la gallina e far cuocere ancora 1 ora a fuoco basso. Togliere la carne, filtrare il brodo e quando è freddo metterlo in frigo. Il giorno dopo sgrassate il brodo, tagliate la carne a striscioline, disossate la gallina e taglietene la carne a filetti. Tagliate a strisce la verza e sbollentatela per pochi minuti. Mettete in una pentola la carne e la verza, le carote pulite e tagliate a pezzi e coprire di brodo. Portate a ebollizione, dopo qualche minuto unite le patate a pezzi, dopo altri 5 minuti i porri tagliati a tocchi e le rape a pezzi. Quando tutte le verdure sono cotte (attenzione a non stracuocerle!) portare in tavola e servire mettendo nelle scodelle crostoni di pane tostato e abbondante groviera grattugiata.
Volendo potete mangiare il giorno prima il bollito classico con le solite salse e il giorno dopo confezionare questa marmite che naturalmente è un piatto unico (comodo, no?), ma così buono che neanche il più palloso dei mariti oserebbe criticarlo!

Nougat glacé

Questo è un bel gelato, che ha il vantaggio di non diventare un mattone nel freezer, per cui anche togliendolo all'ultimo momento l'effetto permafrost è scongiurato!

CROCCANTE
Nocciole e/o mandorle pelate,
pinoli, pistacchi (a scelta) 2 etti in tutto
zucchero 1 etto
qualche goccia di succo di limone

GELATO
4 chiare d'uovo
50 gr. di zucchero
2 cucchiai di miele liquido
1/2 litro di panna da montare
canditi misti 100 gr.
1 bicchierino Grand Marnier, Cointreau o Rum

Per il croccante, caramellare zucchero e limone in un pentolino, unire la frutta secca, mescolare ancora per 2 o 3 minuti, poi rovesciare su un piano di marmo unto d'olio o su una placca ricoperta di carta forno. Spalmare bene e far freddare. Quando è freddo, pestare in un mortaio oppure avvolgere in un canovaccio e pestare con un batticarne finchè il croccante è ridotto in grosse briciole. Tagliare a pezzetti i canditi e metterli a macerare nel liquore.
Montare a neve fermissima le chiare con un pizzico di sale in un frullatore con le fruste. Mentre le chiare si montano mettere in un pentolino lo zucchero il miele e due cucchiai di acqua. Portare a ebollizione mescolando, poi far bollire senza mescolare più finchè lo sciroppo fa delle grosse bolle (circa 3 minuti, se avete lo speciale termometro deve segnare 121°). A questo punto le chiare saranno montate, versarvi a filetto lo sciroppo bollente continuando a far andare le fruste a velocità minima. Una volta unito tutto lo sciroppo, continuare a far andare le fruste a velocità massima, finchè le chiare saranno fredde e ben gonfie. Montare la panna e unirla con precauzione alle chiare insieme al croccante pestato, ai canditi scolati e al liquore. Mettere in uno stampo (meglio tenerlo in freezer mentre preparate il gelato, così sarà bello freddo) e tenere in freezer fino al momento di portarlo a tavola perchè si scioglie subito. Potete servirlo con una salsa di cioccolato amaro ottenuta sciogliendo a bagnomaria 100 gr. di cioccolato fondente al 70% di cacao, un bicchierino di rum e latte quanto basta a ottenere una salsa liquida (freddandosi si addensa).
Non vi fate spaventare se vi sembra difficile, in realtà è facilissimo, magari provatelo prima in piccole dosi e propinatelo al coniuge, purtroppo S.Valentino è passato, ma troverete un'altra occasione per fargli fare da cavia!

lunedì 18 febbraio 2008

Gelato al cioccolato con scorze d'arancia e salsa caramellata

Latte 1 litro
zucchero 250 gr.
addensante per gelato 1 cucchiaino da tè
cacao amaro 100 gr.
cioccolata extrafondente 100 gr.
Scorzette di arancio ricoperte di cioccolata 2 etti
Cointreau, Grand Marnier o Rum 1 bicchierino

L'addensante per gelato si compra da Castroni e va mescolato A SECCO con lo zucchero. Soprattutto non cercate di scioglierlo nell'acqua perchè diventa una specie di colla da tappezziere! Mescolate lo zucchero (con addensante) al cacao setacciato. Diluire col latte caldo e rimettere sul fuoco. Quando bolle, versare sulla cioccolata fondente spezzettata e girare per farla sciogliere. Fare freddare e passare nella gelatiera, unendo il liquore e le scorzette tritate quando il gelato è quasi solido. Mettere in forma e tenere in freezer, ricordandosi di tirar fuori il gelato un'ora prima di servirlo per evitare l'effetto iceberg. Se non si ha la gelatiera, mettere nel freezer il composto senza le scorzette, attendere che sia quasi rappreso e poi frullarlo (nel bicchierone per frullati). Aggiungere a questo punto le scorzette e mettere in forma.
Se volete proprio sdarvi, passate il gelato con la seguente salsa:

SALSA ALL'ARANCIO CARAMELLATA
1 etto di zucchero
50 gr. burro
succo e scorza grattata di 2 arance (non trattate, se esistono!)
rhum 1 bicchierino
1 cucchiaino di fecola di patate

Caramellare lo zucchero in un pentolino, unire il burro mescolando vigorosamente, poi il succo delle arance (attenzione agli schizzi) e la scorza grattata, mescolare bene e far bollire piano piano finchè è tutto bello liscio, infine unire il rum in cui avrete sciolto la fecola (poca). Fare riprendere il bollore, e verificare la consistenza della salsa. Se è liquida aggiungere ancora fecola, se è densa altro succo di arancio e/o rum. Servire calda col gelato.

Cheesecake al gorgonzola

L'idea l'ho presa dalla mia foodblogger preferita "Il cavoletto di Bruxelles". Questa è la mia versione in formato grande, adatta ad una cena.

Crackers integrali con semini gr. 200 circa
Burro gr. 80 circa
Gorgonzola piccante gr. 150
Philadelphia 1 scatola
Yogurt greco bianco 2 oppure 2 robioline oppure una confezione di mascarpone
4 chiare d'uovo
gelatina Paneangeli (colla di pesce) 4 foglietti (10 gr.)
pere 3

Sbollentare le pere (pelate e tagliate a spicchi) in uno sciroppo di acqua zucchero e buccia di limone. Toglierle quando sono ancora sode e farle freddare. Frullare nel mixer con la lama i crackers con il burro (io ho usato dei crackers integrali con semini e ho aggiunto semi di papavero). Foderare una tortiera con cerchio apribile con carta forno (un cerchio sul fondo e una striscia laterale), premere sul fondo il composto crackers/burro e infornare a 150° per 20 minuti. Far freddare. Ammollare la gelatina in acqua fredda e farla sciogliere a fuoco debolissimo con poca acqua girando sempre. Mescolare nel mixer con la lama gorgonzola, philadelphia, e yogurt (oppure robiola o mascarpone se non temete il colesterolo!). Salare e pepare se necessario. Unire la gelatina sciolta e frullare bene tutto. Montare a neve molto solida 4 chiare d'uovo e unirle delicatamente all'impasto insieme a 2 pere cotte tagliate a dadini. Mettere l'impasto nella forma sopra la crosta di crackers e tenere in frigo almeno 3 ore. Quando si è solidificato, decorare con la pera rimanente tagliata a lamelle. Tirare fuori dal frigo almeno 1 ora prima di servirlo. Si mantiene benissimo in frigo per vari giorni, per cui si può preparare con largo anticipo.

VERSIONE CON TOPPING DI PERE AL VINO ROSSO




Dopo aver preparato il cheesecake come sopra e averlo messo in frigo, cuocete 4 pere MATURE (l'ideale sarebbero le Williams se è estate, d'inverno le Kaiser, Decana o Passacrassana purchè molto fatte) con 1 bicchiere di acqua, 3 cucchiai di zucchero di canna, un pezzo di cannella e una scorza di limone. Aggiungete 1/2 bicchiere di marsala e 1/2 di vino rosso e portate a cottura. Frullate le pere con il loro sciroppo e unite 8 gr. di colla di pesce ammollata in acqua fredda e sciolta in un cucchiaio di acqua a fuoco bassissimo. Far raffreddare completamente e versare sul cheesecake ormai solido. Quando anche il topping si è consolidato, decorare con pere cotte a fette sottili. Nelle foto un mini cheesecake ritagliato da quello grande che non ho fatto in tempo a fotografare!

ROTOLO SVEDESE

Vi chiederete perchè la cuoca giardiniera abbia misteriosamente abbandonato il suo blog per mesi e mesi. La risposta è semplice: si è sposata Bea e l'evento non è stato di tutto riposo... Solo la decorazione floreale ha richiesto un ferreo planning e l'aiuto di altri 2 malcapitati maschi (oltre ai soliti rangers Peppe e Gianni), che per giorni hanno infilato fiori e verde nella spugna di innumerevoli ghirlande, festoni e centrotavola! I miei figli, vedendoli all'opera, hanno subito fatto la domanda di rito: "Ma come fate a sopportare mamma?" Gli sventurati non risposero! La stagione, si sa, non ha aiutato: proprio l'estate scorsa una siccità feroce ha devastato il giardino, in particolare le dalie, che si sono ostinatamente rifiutate di fiorire fino ad ottobre quando, ormai archiviato il mariage, si sono esibite in un tripudio impressionante di corolle!
Con l'inverno sono iniziate le mie vacanze e sono riprese le sperimentazioni in cucina. Eccovi dunque la seguente ricetta della mia amica Bruna di Trani:

ROTOLO SVEDESE

50 gr. burro
50 gr. farina
1/2 litro latte
3 cucchiai parmigiano grattato
sale, pepe, noce moscata
3 uova



Con burro, farina e latte fate una béchamel abbastanza soda, unite il parmigiano e fatela raffreddare. Mentre si fredda preparare un ripieno a piacere. Io ho usato spinaci sbollentati, strizzati bene e ripassati al burro e ricotta passata con aggiunta di sale, pepe e parmigiano. Ho tenuto i due composti separati, è più bello! Aggiungere i 3 tuorli alla béchamel fredda e mescolare bene. Montare le chiare a neve molto ferma con un pizzico di sale e unirle con molta delicatezza al composto. Accendere il forno a 200°, foderare la teglia del forno con cartaforno e spalmarci l'impasto all'altezza di circa 1 cm come per un biscotto arrotolato. Infornare per circa 20 minuti, finchè comincia a dorarsi. Tirare fuori, disporre su tutta la superficie i due composti alternati e arrotolare con cautela servendosi della cartaforno. Se va servito subito, rimettere in forno per una diecina di minuti per far scaldare il ripieno, altrimenti fare freddare e tenere in frigo fino al momento di riscaldarlo e servirlo. Portatelo in tavola intero e tagliatelo al momento.